LA Via Dell'Estinzione - La Stampa
Non è la prima volta che sentiamo allarmi di questo genere, cioè di specie animali che spariscono. Senza scomodare lo sconvolgimento cosmico dell’estinzione improvvisa dei dinosauri che per decine di milioni di anni caratterizzarono la zoologia terrestre, la cosa, certo su scale molto meno vistose, è già avvenuta innumerevoli volte. Cito ad esempio il Dodo che viveva nell’isola di Mauritius. Era un’animale molto mite, una specie di grosso colombo, che si lasciava catturare con facilità. Gli europei che erano arrivati fino a Mauritius, quindi, li acchiappavano e se li mangiavano anche se pare che la carne non fosse granché, non pensando che, finito il numero di esemplari della colonia, non dando il tempo per la loro riproduzione, la specie si sarebbe estinta. E così fu.
Nel caso delle tartarughe la loro sopravvivenza non è legata direttamente all’uomo ma piuttosto alle condizioni ambientali di cui, però, l’uomo è spesso responsabile. Quando non riescono più a riprodursi, inevitabilmente le tartarughe si estinguono. Gli allarmi spesso ci sono ma cadono di regola nel vuoto. Se si prescinde dalle chiacchiere fini a loro stesse, di solito ai politici dell’ambiente non importa nulla. Lontano da loro ci sono, però, alcuni ricercatori che volontariamente, spendendo il loro tempo, la loro fatica e non proprio di rado pure i loro soldi, attuano progetti limitati che riescono in qualche modo a modificare la direzione e, quanto meno, a rallentare l’estinzione. da LA STAMPA